Io c'ero a Genova 2001, si, e come (quella che per me è) la parte migliore della mia generazione mi sono formato lì dentro, credendo che un altro mondo è possibile. Andai a Genova in pace, senza scudi o armi improprie. Ero e sono un non violento, un cittadino per bene. Lo stato mi ha trattato da bandito, sparandomi lacrimogeni urticanti e picchiando la mia ragazza e i miei amici. Lì, a Genova, nel luglio del 2001 abbiamo tutti scoperto com'è fatto uno stato totalitario. Che non sa discernere tra bene e male, tra manifestanti democratici e provocatori di professione. Come negli anni settanta.
Oggi, nove anni dopo, ecco che significa vivere in un paese che non ha amore per i propri figli. Comunque la si pensi, io mi vergogno per loro, perché non sanno quel che fanno.
ROMA - Il governo fa quadrato intorno agli alti esponenti della polizia di Stato nei confronti dei quali la Corte d'Appello, ieri, ha emesso una condanna più severa rispetto al primo grado in relazione alla "macelleria messicana", cioè le violenze compiute alla scuola Diaz durante il G8 del 2001 a Genova. "Resteranno al loro posto" dice il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano. Perché questi uomini, insiste, "hanno e continuano ad avere la piena fiducia del sistema sicurezza e del Viminale". E perché quella della Corte d'Appello di Genova "è una sentenza che non dice l'ultima parola, in quanto afferma l'esatto contrario di quanto era stato stabilito in primo grado e quindi ora andrà al vaglio della Corte di Cassazione".
Parole che il ministro dell'Interno, Roberto Maroni dice di sottoscrivere "al 100%". "Non ho niente da aggiungere se non ribadire la fiducia per le persone che sono state coinvolte e confermare le opinioni espresse e le valutazioni del Viminale" dice l'esponente leghista.
Dopo undici ore di consiglio, ieri notte i giudici della terza sezione della Corte d'Appello del Tribunale di Genova hanno condannato 25 imputati su 27 a quasi un secolo di carcere, compresi i gradi più alti della polizia, ribaltando, appunto, la sentenza di primo grado. Il procuratore generale, Pio Macchiavello, aveva chiesto oltre 110 anni di reclusione per i 27 imputati. In primo grado furono condannati 13 imputati e ne furono assolti 16, tutti i vertici della catena di comando. I pubblici ministeri Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini avevano chiesto in primo grado 29 condanne per un ammontare complessivo di 109 anni e nove mesi di carcere.
A definire quel che accadde "macelleria messicana" non fu un no global. Fu Michelangelo Fournier, uno dei funzionari di polizia imputati (è stato prosciolto per intervenuta prescrizione, così come l'agente Luigi Fazio) per la sanguinosa irruzione nella scuola Diaz di Genova, la notte del 21 luglio 2001, il giorno dopo la morte di Carlo Giuliani, ucciso durante l'assalto a una camionetta dei carabinieri. Disse che la scena che si era trovato davanti era quella di "una macelleria messicana". C'era sangue ovunque e gente terrorizzata e questo è documentato da centinaia di video, foto, testimonianze. La scuola era stata scelta dal Comune di Genova come ostello per giovani arrivati da tutta Europa. Al termine dell'irruzione dei poliziotti del Reparto Mobile di Roma, guidati da Vincenzo Canterini, oltre sessanta ragazzi rimasero feriti, alcuni dei quali in modo grave. La polizia arrestò 93 giovani, tutti poi prosciolti. Furono sequestrate due bottiglie molotov che, come hanno sancito ieri i giudici, erano state portate all'interno della scuola per giustificare gli arresti.
E a proposito di quelle molotov, c'è un agente di polizia che esce completamente assolto dal processo di secondo grado: è Michele Burgio, che accompagnò il funzionario Pietro Troiani nella scuola per portare le bottiglie. Burgio è stato assolto dalle accuse di calunnia per non avere commesso il fatto e di trasporto di armi, perché il fatto non sussiste.
Le immagini dei volti feriti, dei pestaggi, del sangue fecero il giro del mondo. La Corte d'Appello, ieri, ha detto che gli alti esponenti della polizia sapevano quel che sarebbe accaduto, e quel che accadde, quella notte alla Diaz. Che ci sono delle responsabilità. Mantovano esprime la sua fiducia, da ministro e quindi come membro dell'esecutivo, nei confronti degli uomini che la Corte ha ritenuto responsabili di quelle violenze ingiustificate. Questo non significa, aggiunge il viceministro, "che alla Diaz non sia successo nulla", ma la sentenza di primo grado "aveva individuato delle responsabilità e distinto le varie posizioni", quindi Mantovano si dice "ragionevolmente convinto che la Cassazione ristabilirà l'esatta proporzione di ciò che è successo, scioglierà ogni ombra su fior di professionisti della sicurezza che oggi si trovano in questa situazione".
Insomma, gli ermellini spranno come rimettere ogni cosa al suo posto. E quei funzionari resteranno dove sono, ribadisce Mantovano, perché quello è un posto che "non si limitano a occupare" bensì "svolgono il loro ruolo con grande responsabilità e dedizione, rispetto al quale ci può essere solo gratitudine da parte delle istituzioni". E poi, aggiunge il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, quella della Corte d'Appello è una sentenza che "criminalizza tutto e tutti, e fa propria la tesi più estrema dei no-global che è totalmente accusatoria nei confronti delle forze dell'ordine e del tutto assolutoria nei confronti di chi provocò danni gravissimi, morali e materiali, alla città di Genova".
Fonte: La Repubblica