Con oltre 2mila presenze la mostra “Tina Modotti. Fotografa e Rivoluzionaria”, allestita al Cineporto di Lecce, ha ottenuto una straordinaria affluenza di pubblico.
Le continue richieste di persone e di molti istituti scolastici, hanno spinto la Fondazione Apulia Film Commission a prolungare la pregevole esposizione delle opere dell’artista friulana fino al 22 febbraio 2013 (visibile dal lunedì al venerdì dalle 16 alle 20 e la mattina dalle 10 alle 13 su prenotazione, info: 0832.09.04.46 – e mail: cineportolecce@apuliafilmcommission.it).
L’esposizione, curata da Reinhard Schultz con la collaborazione della Galerie Bilderwelt di Berlino (fotografie di Tina Modotti) e il Center for Creative Photography di Tucson, Arizona, comprende una selezione di 80 opere dell’artista dal 1923 al 1930. La maggior parte delle opere riguarda il periodo messicano dell’artista, mentre la serie dei ritratti di della Modotti riguarda, invece, il periodo di Los Angeles e sono firmati da Edward Weston, inclusa anche una foto del periodo hollywoodiano sul set del film “The tiger’s coat”.
D’indole ribelle, proletaria per nascita, Tina Modotti (Udine, 17 agosto 1896 – Città del Messico, 5 gennaio 1942) appartiene a quella generazione di artisti che hanno intrecciato i fili dell’impegno sociale alle cause che, nella prima metà del XX secolo, hanno condotto a nuovi modi di intendere la ragion d’essere dell’uomo contemporaneo. Attrice di teatro e cinema, fotografa, rivoluzionaria, passionaria perseguitata, musa di grandi artisti come Pablo Neruda, modella dei pittori naturalisti messicani David Alvaro Siqueiros e Pablo Rivera, figura controversa dai molti nomi e dalle molte vite, la Modotti ha avuto una grande vera passione: la fotografia. Prima messa al servizio degli ideali sociali e poi sacrificata per la lotta politica, rivelatasi quando aveva vent’anni grazie a Edward Weston, il maggior fotografo dell’epoca che l’amò e ne fece la sua musa.
Una donna dalla vita intensa e scandalosa per il costume dell’epoca, in largo anticipo sui tempi. È stata il simbolo della nuova condizione femminile del Novecento, sulla strada dell’emancipazione e della liberazione sessuale. Di recente la sua figura è stata sempre più spesso al centro dell’interesse sia degli studiosi che del vasto pubblico degli appassionati non solo in Italia, dopo anni di oblio.
“L’opera della Modotti –scrive Blanca María Monzón nel saggio “Tina Modotti, sujeto historico” - è un paradigma della fusione tra la cultura rivoluzionaria messicana e l’estetica fotografica d’avanguardia. A tutto ciò si legarono gli ideali di uguaglianza proposti dal socialismo, la sensibilità d’artista e la capacità di sentirsi un soggetto fortemente implicato nelle dinamiche sociali; questi furono in generale gli aspetti che apportarono un “senso” alla sua vita”.
La mostra, è realizzata con al sostegno della Regione Puglia -Assessorato al Mediterraneo, Cultura e Turismo-, in collaborazione con la Fondazione Apulia Film Commission e Cineporti di Puglia (Lecce).