Roma, 1 ottobre. Con un cast prestigioso (con Emilio Solfrizzi e Belén Rodríguez, ci saranno: Iaia Forte, Roberto De Francesco, Francesca Faiella, Salvatore Marino, Totò Onnis, Manuela Morabito, Roberto Zibetti), lunedì 4 ottobre, a Savelletri di Fasano in Puglia, iniziano le riprese di Se sei così, ti dico sì di Eugenio Cappuccio, prodotto dai fratelli Avati per Duea Film in collaborazione con Medusa Film, che lo distribuirà nel 2011. Il film è prodotto con la partecipazione di Apulia Film Commission. E con Solfrizzi e Onnis, ci sono tanti altri attori puglesi, tra cui: Fabrizio Buompastore, Gaetano D’Amore, Azzurra Martino, Pinuccio Sinisi, Vito Cassano, Lucia Lanzolla, Vincenzo Grassi, Marco Montingelli, Vito Lisi.
Otto le settimane di lavorazione previste. Con un blog (www.seseicositidicosi.blogspot.com ), online a breve, il regista, gli attori e la troupe (tra gli altri: Filippo Corticelli, direttore della fotografia, Mario Iaquone, fonico, Giuliano Pannuti, scenografo, Maria Fassari, costumista, Luigi Rocchetti, trucco) racconteranno il film mentre si gira e dialogheranno con gli appassionati.
Scritto da Eugenio Cappuccio e Claudio Piersanti, e nato da un’idea di Antonio Avati, il film è ambientato tra la Puglia, Roma e il Texas.
La storia racconta di Piero Cicala (Emilio Solfrizzi), che è riuscito ad avere il suo momento di successo negli anni ‘80… con una sola canzone, Io, te e il mare, un fuoco di paglia che però ha fruttato un milione di dischi venduti. Purtroppo il protagonista non ha saputo gestire la sfolgorante fortuna e se l’è vista svanire tra le mani, velocemente e irrevocabilmente.
Piero, però, non è un depresso o uno che si butta giù più di tanto: ha carattere, lo stesso carattere forte e solare della Puglia, in cui ha fatto ritorno dopo il breve successo. Facendo i conti con tutti, naturalmente, perché nessuno può perdonarti il troppo successo e tanto meno l’inevitabile insuccesso che fisiologicamente segue a un grande successo.
Nel paesino pugliese, Piero ha il suo giro essenziale di conoscenze e amici: lavora nel ristorante diretto dalla sua ex moglie (Iaia Forte) e passa il tempo con l’amico barbiere (Totò Onnis), ex musicista anche lui, con i suoi colleghi di lavoro, e con un polpo in una vasca col quale parla ogni tanto. Una vita modesta, insomma, che sembra in qualche modo pacificamente assestata. Ma sulla quale piomba la proposta di un’importante trasmissione tivù, che lo ripesca come gloria del passato, invitandolo a Roma.
Naturalmente è necessaria una "ripulitina" per togliergli quell’inevitabile patina grigia che nel tempo si è depositata su di lui e sulla sua immagine. Nel paese, si danno tutti da fare per rimodernare (o rendere ridicolo?) il suo aspetto. Piero si trasforma davanti ai nostri occhi e davanti all’intero paesino, in una baraonda comica di illazioni e previsioni, auguri di cuore (pochi) e auguri di sventura (molti). Uno shock, per un uomo ormai tagliato fuori da decenni dai riflettori e che sta per avere un’avventura ben più sconvolgente ed esilarante.
Nella capitale, infatti, incontrerà la famosissima Talita Cortès (Belén Rodríguez), giunta in città per il lancio di un nuovo prodotto, e al centro di tutte le telecamere della città e del mondo del gossip. I suoi fan circondano addirittura l’albergo che per caso condivide con Piero. Il loro avventuroso incontro, tra orde di fotografi e fan, li porterà addirittura a partire insieme con un aereo privato verso gli Stati Uniti.
Uno scoppiettante susseguirsi di eventi comici e grotteschi, suscitati dal capriccio di una diva e dall’inadeguatezza apparente del nostro cantante pugliese, li sta portando verso una direzione inimmaginabile. Piero, sconvolto e come in preda a un sogno, si ritrova abbracciato con la donna più desiderata. Il suo amico barbiere e l’intero paesino in Puglia sono in fibrillazione continua per la loro bizzarra vicenda, seguita da tutti i media del mondo. Le luci americane lo accoglieranno in un modo inatteso, e l’avventura finirà con un sogno realizzato, perché a volte anche i sogni si realizzano.
Eugenio Cappuccio, regista tra i più sensibili del panorama italiano, è noto anche a livello internazionale: quest’anno, infatti, è stato festeggiato al Festival di Locarno nella sezione Pardi di domani: 20 anni di Pardi di domani; e proprio qui nel 1995 vinse la sezione Pardi di domani con il cortometraggio d’esordio Il caricatore, codiretto con Massimo Gaudioso e Fabio Nunziata, come il lungometraggio dall’omonimo titolo girato qualche anno dopo e diventato un piccolo cult.
Con Se sei così, ti dico sì ritorna al cinema a quattro anni da Uno su due (presentato alla prima edizione del Festival di Roma) e dopo il recente Abecedario di Andrea Camilleri (un doppio dvd con libro edito da DeriveApprodi, per un lessico del Novecento, in cui lo scrittore siciliano si racconta in chiave ironica e sofisticata):
"Ho scelto di fare questo film per tre ragioni fondamentali. La prima, perché c’è stato un incontro fatale con i fratelli Avati. La seconda perché ho sempre girato commedie, dal Caricatore in poi, tutte commedie, con toni e colori e argomenti diversi, ma sono tutte "commedie", credo. Infine, perché posso contare sul cast necessario per questo film. Ho scelto Emilio Solfrizzi perchè ho sempre avuto la nutriente impressione che eravamo stati al liceo insieme, in viaggio insieme, a fare danni insieme… e poi credo sia uno degli attori italiani più versatili e simpatici che abbiamo: per il mio film è unico e insostituibile. E poi è pugliese: poche cose mi fanno ridere e affascinano come il dialetto pugliese; la gestualità, la filosofia di quella gente, la bellezza della Puglia, che è la California italiana. E pare lo diventerà sempre di più. Ci sono molti attori pugliesi nel film, perché un terzo della storia è ambientata là".
Sostiene Solfrizzi, a proposito dell’ inconfondibile pugliesità, sua e del personaggio: "la provenienza del mio personaggio è la fragile Puglia di un passato prossimo, molto provinciale ma anche romantica e ingenua. Piero incarna tutto questo e nel suo piccolo si regala una rivincita per sé e per la sua terra".
"Quanto alla cara Belèn", prosegue Cappuccio, "quando ci siamo incontrati ho avuto la netta impressione, altrettanto nutriente, che mi sarebbe piaciuto molto aver fatto il liceo con lei, dei viaggi insieme, fare danni insieme, insomma quelle sensazioni da ‘ma come mai non ci siamo risentiti prima?’. Battute a parte, Belen incarna nella sua essenza di donna di successo oggi ciò che serve per il film, non farà ‘se stessa’, ma reciterà un ruolo vicino a se stessa. Belén è una figura della modernità, un fenomeno classico della civiltà dello spettacolo, dove impera il potere del corpo. Sono sicuro che, con la fondamentale complicità di Solfrizzi, darà luce al film. È una donna ironica e luminosa. La luce in un film è importante, come l'ironia, e nella vita è lo stesso per entrambe. Insomma, tante ragioni importanti per una storia che è un confronto tra due modi di vivere il successo, due forme di popolarità, una bruciata in un solo episodio, l’altra amministrata con cura".
Belén, che ha scelto il nome del suo personaggio, dice: " Mi chiamerò Talita, che è un nome ebraico (‘fanciulla’) come il mio che significa Betlemme"
Cappuccio, sollecitato, pensa anche ai film prossimi venturi: "Mi piacerebbe girare Canale Mussolini del mio compaesano Antonio Pennacchi. Un capolavoro. Ci sono cresciuto nei canali, a dare la caccia a tritoni, ranocchi e gatti. Una storia bellissima, spero non abbiano già venduto i diritti agli americani, o ai cinesi".
E a proposito del cinema italiano d’oggi, il regista confessa: "Ho visto un film straordinario di un regista che stimo come autore e persona, Noi credevamo di Mario Martone. Da vedere assolutamente. Se non lo proietteranno obbligatoriamente nelle scuole del regno, allora non ci capisco più niente e mi compro un trullo, se lo trovo".