Lampo di luce nel panorama cinematografico italiano, il regista Roberto Minervini arriva a Bari martedì 11 giugno al Cineporto di Bari per il sesto e ultimo appuntamento della rassegna “Registi fuori dagli sche(r)mi #2”.
Il programma della giornata prevede alle 20 l’esclusivo incontro con Roberto Minervini nel quale intervengono i critici cinematografici Daniela Turco (Filmcritica) e Luigi Abiusi (Uzak, Filmcritica); a seguire la proiezione del film “Low Tide” (2012). L'evento è a ingresso libero fino a esaurimento posti.
“Registi fuori dagli sche(r)mi #2” attraverso proiezioni, incontri, master class e approfondimenti, propone un cinema anarchico, potente, incontrollabile con film per propria natura fuori dagli schemi di ordinaria formulazione, quindi fuori dai parametri di normale fruizione e per questo al di fuori dagli schermi della distribuzione italiana.
La rassegna organizzata da Apulia Film Commision, UZAK e CaratteriMobili, è patrocinata dal C.U.T.A.M.C. - Centro Universitario per il Teatro, per le Arti visive, la Musica, il Cinema dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”.
La rassegna “Registi fuori dagli sche(r)mi #2” è un’iniziativa cofinanziata dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale – Azione 4.3.1.
Info: www.apuliafilmcommission.it; redazione.uzak@gmail.com.
SCHEDA ROBERTO MINERVINI
Roberto Minervini nasce quarantadue anni fa nel marchigiano da una famiglia di artisti, in cui si è sempre respirato del cinema subendo forse in qualche modo l’influenza familiare di Gianni Minervini, produttore per alcuni noti registi italiani come Pupi Avati, Giuseppe Bertolucci e Gabriele Salvatores. Prima di approdare a "Low Tide" , il suo secondo acclamato lungometraggio, gira numerosi corti, video musicali, documentari fino ad approdare al debutto al lungometraggio con "The passage".
SCHEDA “LOW TIDE”
"Low Tide" è stato presentato lo scorso anno a Venezia, nella sezione Orizzonti, mentre a Cannes 2013 è stato in concorso nella sezione Special Screening col suo ultimo "Stop The Pounding Heart". "Low Tide" si rivela subito un lampo di luce nel grigiore del panorama cinematografico italiano. Minervini attraversa le periferie americane, i margini delle strade e il deserto del Texas, sua terra di adozione, per via di un realismo ruvido che fa pensare al Korine di "Gummo" e "Julien Donkey Boy", accordandosi al Rossellini di “Germania anno zero” nella maniera di levigare l’immagine sull’imprevisto pulsare della vita che si dipana davanti alla macchina da presa. Un ragazzino, proprio come nel film di Rossellini, è il protagonista, probabile gemello di un quindicenne River Phoenix scagliato nel tempo, che sembra ciondolare senza alcuna meta nella vastità degli stessi paesaggi di "Stand by me" (R. Reiner, 1986). E poi c’è una madre, o meglio, il suo sguardo assente, i vestiti sparsi sul pavimento, le cena in scatola, lo stereo ad alto volume, le feste a base di alcool. La loro vita è un viaggio parallelo, un continuo sfiorarsi nei gesti meccanici del quotidiano che trattiene la silenziosa richiesta di uno sguardo materno da una parte, il desiderio di rinuncia e d’oblio dall’altra. Luogo di contatto è il mare che col suo andirivieni confonde le distanze aprendo uno spazio altro dove poter ricucire le ferite e starsene sospesi nel lieve fragore di un abbraccio.