Riceviamo e pubblichiamo questa riflessione dell'artista salentino Carlo Michele Schirinzi.
…e l’eterno non m’abbandona
(raccontar storie lontane:
una riflessione sul ruolo dell’arte –pitturasculturacinemaletteraturamusicateatro)
…manca l’appuntamento con la morte…
…dalla pistola paterna 6 colpi tirati a vuoto sul suo corpo quattordicenne…
…gli organi vitali intatti (condannati all’eternità?)…
Cronache passate, finzioni raccontate, pubblico accontentato.
Esiste un contemporaneo che si srotola sotto i nostri occhi sempre più velocemente e spietatamente ci lascia in balia del tempo che scorre, vinti ed esclusi dalla contemporaneità stessa.
Questo pensiero vola alla degenza della ragazza quattordicenne di Muro Leccese che l’altro ieri ha tentato di mettere fine alla sua esistenza, per una pena d’amore (questo è stato raccontato dai giornali): la mia non vuole essere ne una condanna ne un’ode alla sua azione, vorrei solo far riflettere chi non si cura del fiume impazzito che scorre nelle rocce carsiche, sotto la terra rossa e gli ulivi secolari eretti a simbolo di zona, da troppo tempo ormai; scontrarsi col dramma non è analizzarlo o, peggio ancora, banalizzarlo con l’inutile bestemmia del racconto: è una continua ed estenuante battaglia che non ci da tregua, perchè contro ogni forma di storia, contro il voler a tutti i costi direzionare le cose sui binari irreali dell’univoca comprensione dittatoriale. Un calcio alle storie per immergersi totalmente e farsi attraversare dal dramma per poi riemergere con qualcosa che non vuole essere consolatorio o anticonsolatorio, ma solo un caos d’affetti, un’implosione di sentimenti che percuote il contemporaneo con le sue stesse armi – la vita non si racconta ma si attraversa, a volte senza direzione –: un fiume agitato è dir poco, un’azione secolare che porta alla consunzione della roccia stessa, un grido latente sempre più soffocato da chi coccola il suo interesse solo con ciò che ha immediato riscontro, ma il reale non è appartiene alla Storia (i ricordi sono immagini), la Storia è appiccicata dopo, quando l’incendio ha ceduto il posto alla cenere…se il reale è incendiario, è con il fuoco che bisogna urgentemente ‘catturarlo’.
Il dramma è nel linguaggio, e l’immagine già contiene tutto il dolore secolare – di un Salento laterale, condannato a lievi spostamenti tellurici, a guerre inventate, a fortificazioni inutili, a finti abbagli culturali.
Carlo Michele Schirinzi 07/12/07