Mentre centinaia di persone, sotto il sole cocente di questa primavera pugliese, attendevano pazientemente di incontrare i propri beniamini dietro le transenne polignanesi, 90 giornalisti accreditati si preparavano a riprendere e intervistare (per molto poco tempo in verità, a causa di una gestione americana dissennata della conferenza stampa) Ron Moss, Katherine Kelly Lang e gli altri protagonisti della arcinota soap opera "The bold and the beautiful", conosciuta in Italia, più semplicemente come Beautiful. Intanto recepivo un commento aspro nei confronti dell’operazione che la nostra film commission sta realizzando con questa produzione da parte, niente meno, che dell'assessore regionale alla cultura del Piemonte leghista. D’istinto basterebbe rispondere che questo è il classico, insopportabile, atteggiamento snobistico di chi pensa che il lavoro di una film commission debba essere quello di scegliere solo i bei film d’autore e che i soldi pubblici debbano servire esclusivamente a sostenere la cerchia ristretta di eletti da critici e pubblico di nicchia, quali interpreti della cultura superiore, separata dalle masse e, per questo motivo, migliore. Poi ho pensato che l'assessore stesse solo rosicando: mi risulta che qualunque film commissioner in gamba, farebbe di tutto per avere, a condizioni ragionevoli (come le nostre), Beautiful sul proprio territorio. Ma questo è solo il primo dei tanti possibili argomenti. Ve ne sono alcuni ancora più patenti. La produzione di Beautiful, che ha scelto peraltro e con nostra gioia di avvalersi della collaborazione di una produzione esecutiva pugliese, spenderà in Puglia 250.000 € a fronte di un nostro contributo di circa 60.000 € non ancora ad oggi stanziato. Dunque per ogni loro euro investito in regione, noi restituiremo loro 0,25 euro rimborsando parte delle sole spese sostenute in hotel, ristoranti, catering e trasporti in regione. E questo è poco sotto la media che uno studio del 2011 ha dimostrato essere il nostro coefficiente di moltiplicazione (1:6,3). D’altro canto se la Regione volesse acquistare spazi pubblicitari sulle stesse riviste e media televisivi e web che oggi erano presenti alla conferenza stampa, spenderebbe assai più di qualche centinaia di migliaia di euro. I professionisti pugliesi impegnati nella troupe sono 26 (su circa una quarantina totali) e tra attori e comparse contiamo 63 pugliesi. E poi c’è un dato sorprendente: l’affetto dei pugliesi e dei turisti di passaggio che in questi giorni stanno circondando di calore il cast di Beautiful. E’ una soap che fu dirompente alle origini, 25 anni fa, perché raccontava il mondo dell’alta società della moda americana (?!). E ancora oggi raccoglie, solo in Italia, una media superiore ai 3 milioni quotidiani nella fascia post prandiale (13.45 su Canale 5). E’ visto in 100 paesi in tutto il mondo per un totale stimato di circa 45 milioni di spettatori quotidiani. Sbaglia chi pensa che il target sia anziano. Beautiful è un prodotto leggero, di intrattenimento e, appunto, in Italia non va in onda la mattina a beneficio delle massaie impegnate nei "family affairs", ma a pranzo quando la famiglia è raccolta al desco. Dunque invito i pochi che ancora non se ne sono convinti a valutare questa come una operazione di marketing territoriale, di cineturismo. Per una volta, infatti, anche noi della Apulia Film Commission, che aborriamo questa parola, ce ne facciamo vanto, consapevoli che il nostro è un compito industriale e di sviluppo locale. E che assieme a Olmi, Ozpetek o ai tanti corti e documentari di spessore che abbiamo sostenuto, Beautiful rappresenti il completamento di una strategia complessa che dona frutti maturi all’intero settore e testa le nostre capacità professionali, costringendoci ad un aggiornamento e un confronto costanti con altri linguaggi, modalità produttive, stili di vita, conoscenze. Perché la conoscenza non può mai essere ristretta al campo di quello che decidono pochi autoeletti, ma è un flusso ininterrotto di dubbi che si fugano solo provando e riprovando, seguendo una rotta etica ed una strategia chiara. Fare il bene dei pugliesi e della cultura dell'audiovisivo.