Si è vero, il nuovo film di Aki Kaurismaki (tra i miei autori contemporanei preferiti) pecca di pauperismo e moralismo. Ma che cinema lieve e insieme impegnato!
Il tema, ormai affrontato da tanti cineasti e da angolazioni occidentali molto differenti, è quello della immigrazione cosiddetta clandestina e delle sue origini profonde e dei suoi impatti sulla nostra presunta civiltà.
La storia del regista finlandese è molto semplice e virata nei toni della fiaba contemporanea, ambientata in una città francese che vive il ciclo della crisi economica. Ma sono proprio le persone più umili, quelle abituate a vivere con poco, le prime in grado di condividere la povertà e a interpretare la solidarietà.
Bell'insegnamento per tutti noi, pasciuti europei, spaventati dalla crisi e incapaci di capire che l'esito della crisi dovrebbe essere una potente redistribuzione mondiale di reddito e lavoro. Così da stare tutti meglio, vivendo con poco. Altro che PIL e secessione. Qualcuno lo spieghi ai protervi ipocriti ed egoisti cittadini italiani che amano definirsi leghisti. E lo spieghi anche a chi coltiva ancora il cattivo pensiero di allearvicisi.
Fonte: Wikipedia
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