L'accordo siglato ieri tra Bossi e Berlusconi ricorda davvero molto da vicino le riunioni nelle roulotte fuori dai congressi del PSI o della DC degli anni ottanta. Il peggio della politica sta andando in mostra in questi caldi giorni agostani. Compagni di partito che si prendono a pesci in faccia, in totale spregio della Costituzione e delle più elementari norme di civiltà.
In tutto questo nessuno parla della crisi morale che stringe d'assedio il Paese (tranne i Paolini e pochi altri esponenti cattolici, visto che i politici che si appellano ai valori della Chiesa in Italia sono tutti pluri divorziati, quando parlano non credo nemmeno alla metà delle cose che dicono). Nè tampoco della crisi economica e, soprattutto, di identità del Paese.
Da un decennio non sento parole chiare sul punto, nè da sinistra, tantomeno da destra.
Voterò i politici che mi faranno capire dove vorranno portare il Paese nel 2020. Dell'oggi so solo che non si va a votare perché Bossi vuol salvare la sua secessione mascherata da federalismo, Berlusconi vuol salvarsi dai processi e mi vergogno sempre più d'esser italiano, proprio quando nei festeggiamenti del centocinquantesimo anniversario dell'Unità, sarebbe bello scoprirsi italiani degli anni duemila, alle prese con le meravigliose nuove sfide di questo millennio.
Macché. Il Premier ha 74 anni, il dante causa della maggioranza, dopo una emiparesi, quando parla quasi non lo capisci e pertanto si esprime a diti medi alzati in faccia alle telecamere e una folla plaudente spera con questi leader di continuare ad avere un ruolo nel mondo nuovo. Mi fanno pena.
Forse inizia finalmente ad avvicinarsi per tanti e tante il tempo in cui, come recita il detto arabo, "gli uomini coraggiosi fanno politica, gli altri ne parlano".