Nei convegni cui mi invitano a parlare dico sempre che il vero problema del nostro mercato nazionale del cinema e della televisione è che non è un mercato. Penso cioè che le misure di agevolazione fiscale siano eccellenti strumenti, ma in presenza di un duopolio drammatico quale quello italiano, va a finire che ne fruiscano solo i pochi produttori che per abilità, talento e contatti hanno accesso alle stanze dei direttori e presidenti di Medusa, Rai Cinema, Rai Fiction e Mediaset e possono, così, chiudere i budget dei progetti che hanno in cantiere. Cioè pochissime persone in tutto, le quali decidono le sorti dell'evoluzione del nostro cervello, giacché noi determiniamo la nostra coscienza tramite le informazioni che riceviamo e i contenuti culturali cui accediamo.
La dimostrazione che ho ragione?
Eccola, e a voi intelligenti lettori, trarre ogni conseguenza relativa anche alla qualità media del cinema italiano:
Nel 2010, il 63% degli investimenti pubblicitari televisivi in Italia (3,8mld di euro) sono andati a Mediaset, contro il 23% di Rai, 6% di Sky e il 3,7% di La7. Lo riferisce "la Repubblica", citando un’analisi di eMedia Institute dalla quale si rileva che in nessun altro Paese Ue esiste un soggetto in grado di raccogliere oltre la metà della spesa adv in televisione. In Spagna il primo operatore tv per raccolta adv è Telecinco con una quota del 33%, seguito da Antena 3 al 27%. In Uk, Itv raccoglie il 45% e Channel Four il 23%; in Germania ProsiebenSat.1 il 43% e Rtl raccoglie il 41%, mentre in Francia Tf1 è leader con il 49% della raccolta seguita da M6 al 23%.
Fonte: E-duesse