Mai nome di un provvedimento legislativo fu più calzante: milleproroghe. Cioè l'insieme di provvedimenti cui il governo non presta alcuna attenzione nè interesse, ma che, per accontentare questo o quello si inseriscono in un decretone di fine anno. Un contentino che non aiuta i soggetti beneficiari a pianificare risorse da investire, a credere nei propri progetti, a sviluppare nuovi prodotti.
Siccome chi ci governa si ritiene liberale (e john stuart mill e adam smith, nemici giurati di monopoli e conflitti di interesse, si rivoltano nelle loro tombe come dervisci rotanti), tutti noi, a vario titolo operatori della cultura, stiamo ad aspettare che tax credit e fondo unico dello spettacolo vengano rinnovati e reintegrati nel decretone di fine anno.
Il nostro Ministro dice oggi:
"Non posso non comprendere le ragioni della protesta del mondo dello spettacolo che, nonostante certe strumentalizzazioni politiche, pongono problemi reali. Ribadisco il mio impegno a ottenere la proroga degli incentivi fiscali a favore del cinema, una misura liberale che senza gravare sulle casse dell'erario ha un effetto positivo per lo sviluppo dell'economia, e di un necessario reintegro del fondo unico per lo spettacolo";
ma con le chiacchiere stiamo a zero.
E noi siamo certi che l'anno prossimo si gireranno molti meno film del 2010, che migliaia di maestranze e artisti rimarranno a casa.
Così finalmente il sig. Ministro dell'Economia la smetterà di pensare e dire che con la cultura non si mangia.
Perché andranno tutti da lui a pranzo.