In questo weekend mi sono dedicato allo studio, alla lettura e al recupero di alcuni film che avevo in sospeso.
E finalmente ho visto uno dei più bei film del neorealismo italiano, raramente citato fra i titoli principali di quella straordinaria epoca creativa e artistica.
E' "Il posto". Di fatto il primo film di Ermanno Olmi con Sandro Panseri e Loredana Detto.
Film del 1961, ambientato in una Milano rinascente e sventrata dalla costruzione della metropolitana.
Ci troviamo nei territori del capolavoro. E mi piace segnalarlo ai tanti giovani filmmaker in cerca di idee, perché lì dentro ce ne sono tante da bastare per un mese.
Il finale, poetico e atroce, dice delle insidie del boom economico e di quale destino attenderà i travet ossessionati dal posto fisso. Così come spaesante è l'incipit, ambientato in una cascina trasformata in casa a ringhiera, dove, al posto delle galline e delle giumenta, presto sarebbero arrivate le seciento. Un mondo che cambia, una ricerca estetica ed etica commovente e utile per capire il fordismo-taylorismo applicato al sistema di ufficio, con le sordide battaglie tra scribacchini e ragionieri per ascendere all'agognato posto fisso e ad una lapadina che funzioni. Ma anche un mondo alla ricerca dell'amore e della formazione interiore plasmata da un contesto in crescita tanto rapida, quanto irrispettosa del mondo precedente.
Il 1961 è ben prima del 1968, anno in cui un giovane attore genovese inizierà a mettere in scena dapprima a teatro, poi - con grande successo - al cinema, la saga del ragionier Fantozzi. E' ben prima, perché quel decennio rappresenterà lo snodo più rilevante della storia del nostro paese repubblicano.
"Il posto" va ri/visto. E subito.
Fonte : La Repubblica