Su Blow Up del mese scorso, una bella storia dei Beatles ci ricordava che i quattro ragazzi di Liverpool Paul McCartney, John Lennon, Ringo Starr e George Harrison non erano dei grandi musicisti. Singolarmente presi, infatti, i Fab Fours erano normali musicisti. Anzi, per la verità, ai loro inizi, sul finire degli anni '50, nessuno di loro sapeva suonare uno strumento musicale e la biografia di ciascuno di loro non racconta di un amore sviscerato per la musica.
La storia dei Beatles è, sotto questo profilo, paradigmatica: non importa essere o avere in un gruppo dei numeri uno, ma è l'insieme che determina il successo. Nel caso dei quattro magici di Liverpool contò molto il desiderio di dire qualcosa in forma di musica. I primi loro dischi, infatti, sono stati registrati su mixer a 2 piste e finanche i loro ultimi, clamorosi album di studio, "Abbey Road" e "Let it be", sono registrati su mixer a 8 piste. Il che, a ben vedere, costringeva i loro ingegneri del suono a faticosissimi turni di ribattuta e incisione per giungere al suono che ancora oggi apprezziamo. E a noi ascoltatori rimane la sensazione di incisioni mediocri, ma di una purezza della forma musicale talmente forte da rimanere nella storia.
La Puglia creativa è così: non ci sono grandi aziende leader e capaci di trainare un intero indotto. Ma sono molteplici i talenti e tanto è il desiderio di esprimersi a livello globale.
Il distretto serve dunque proprio a creare band stellari, a dare pubblico e a creare l'occasione che serve per terminare la costruzione di gambe su cui far camminare i nostri artisti, i tecnici, i manager della cultura che servono per la Puglia della cultura e della creatività.
I risultati li vedremo tra qualche anno. Ora tocca solo lavorare duro e imparare a suonare gli strumenti. Per giungere pronti al debutto all'"Indra".
Buon viaggio.