Vessel è lieto di annunciare il primo Symposium di Giant Step, che avrà luogo da martedì 12, dalle ore 9.30, a giovedì 14 giugno 2012 presso il Cineporto di Bari (Padiglione 180, Fiera del Levante), Lungomare Starita 1.
Moderatori: ArtLeaks, Dave Beech, The Bureau of Melodramatic Research, Galit Eilat, Charles Esche, Viktor Misiano, Dan Perjovschi, Nia Roberts, Francesco Scasciamacchia.
Speakers: Antonia Alampi, Rebecca Birch & Rose Lejeune, Adeola Enigbokan, Tom Estes, Jaime Marie Davis, Carmen Ferreyra, Florin Flueras, Simone Frangi, Fort-Da. Platform für politische Ästetik (Philipp Sack & Carolin Knebel), Charlie Fox, Henna-Riikka Halonen, Chelsea Haines, Samantha Jones, Sohrab Mohebbi, Veda Popovici, Victoria Preston, Nada Prlja, Claire Louise Staunton, Kuba Szreder, Adnan Yildiz, James Voorhies, Patrick Waldo.
La lista degli speakers sarà aggiornata nei prossimi giorni e disponibile sul sito di Giant Step, dove sono pubblicati anche biografie ed abstract degli interventi.
Gian Step è un progetto organizzato con l’obiettivo di individuare la posizione ed il ruolo dell’istituzione per la cultura contemporanea. Giant Step coinvolge due affermate istituzioni culturali: il Van Abbemuseum | Paesi Bassi e MOSTYN | Galles, ed altre due istituzioni meno strutturalmente definite: vessel | Italia e Galeria Labirynt | Polonia.
L’obiettivo principale di questo progetto è quello di definire i possibili ruoli che le istituzioni possono giocare nel campo della produzione culturale di un territorio, con l’intento di rispondere alle esigenze del territorio stesso. Considerando le attuali condizioni politiche, economiche e sociali, Giant Step vuole articolare e coniugare le tipologie di istituzioni (ideali) in un dialogo critico con le istituzioni già esistenti mediante un framework di quattro "simposi nomadi".
Il contesto all’interno del quale Giant Step 1: Entrare nel mondo dell’Arte? Realtà marginali, Cooptazione e Resistenze prende forma è costituito da Bari e la regione Puglia.
Entrambe queste realtà hanno una forte e ben definita identità connessa con la loro storia, le tradizioni e la posizione geografica. Esse sono attualmente soggette ad un processo di profonda trasformazione che caratterizza l’infrastruttura dell’arte contemporanea e, conseguentemente, possono essere considerate modello di un microcosmo caratterizzato per le tensioni esistenti tra le specificità socioculturali del loro essere luoghi "marginali" e l’ethos dominante dell’arte contemporanea. Negli ultimi vent’anni l’ethos dominante è stato progressivamente definito e modellato dal potente ordine neo-liberista e, di conseguenza, ha ereditato le sue contraddizioni e i suoi paradossi. Da un lato, questo ha prodotto uno spazio globalizzato di auto-espressione, circolazione e libertà e, dall’altro, questo stesso processo ha rinforzato la rigidità dei protocolli, delle norme e dei principi di sicurezza e di controllo pubblico, aspetti che hanno fortemente tarpato le ali ad episodi di resistenza sociale e collettiva.
Riconosciamo quindi che, nel momento in cui il processo di co-optazione delle aree geografiche marginali nei confronti del mondo dell’arte prende piede, sussiste un letterale recupero intellettuale degli artisti contemporanei facenti parte dell’attivismo anti-istituzionale, queer e pacifista degli anni ‘60 e ‘70. Questo recupero tuttavia non è in grado di produrre una critica sostanziale dell’ethos paradossale e poliedrico dell’era contemporanea. Una critica pura, una che può servire da confronto e da punto di opposizione, non è più sufficiente né produttiva: c’è bisogno di ridefinire la nozione di "critica".
Dunque, noi ci chiediamo: quali tattiche possono essere adottate dagli artisti, dai curatori e dai critici per contenere semanticamente e, allo stesso tempo, risolvere logicamente le dicotomie che sono vigenti nell’era globale? Inoltre, come può essere possibile stimolare il cambiamento invece che semplicemente imporre i modelli internazionalmente riconosciuti di critica e protesta? E, dato l’aspetto altamente auto-istituzionalizzante della produzione culturale, com’è possibile ridefinire ed immaginare la nozione di "istituzione", considerando che le nostre menti ed i nostri corpi sono i luoghi in cui il processo di istituzionalizzazione impone le sue necessità pervasive per produrre valore economico? Com’è possibile configurare l’istituzione come un luogo di incontro pubblico in cui i cittadini/individui possano dispiegare il proprio desiderio di "reazione" o "rivolta"?
La nostra intenzione è quella di costruire un forum in cui differenti interessi e posizioni sono rappresentati. Proponiamo, così, una riflessione sostenibile circa il potenziale di un dominio rizomatico, articolato da alleanze trasversali adottate da energie culturali ed artistiche provenienti dalle aree geografiche marginali.
Tutti i partecipanti dovranno effettuare una pre-iscrizione entro il 7 giugno 2012.
Scarica il modulo di Registrazione
Partners: European Cultural Foundation, Van Abbemuseum, Galeria Labirynt, MOSTYN | Wales, vessel, Politicized Practice Research Group (Loughborough University)
Con il supporto dell’Istituto Romeno di Cultura e di Ricerca Umanistica di Venezia
Giant Step 1: Entrare nel mondo dell’Arte? Realtà marginali, Cooptazione e Resistenze
12 – 14 giugno 2012
9.30 a.m.
Cineporto (Padiglione 180, Fiera del Levante)
Lungomare Starita 1
70132 Bari
Come raggiungere il Cineporto
Da Piazza Moro (di fronte alla Stazione di Bari) prendere uno dei seguenti autobus e scendere alla fermata "Lungomare Starita": N. 2/ direzione Piscine Comunali (Via di Maratona); N. 21 direzione Piscine Comunali; N. 22 direzione Piscine Comunali; N. 53 direzione Quartiere San Paolo (Via De Blasi).