Un tempo riempiva i teatri e gli bastava una sedia, la sua voce cantilenante e testi al fulmicotone che spingevano alla consapevolezza e alla lotta.
Oggi se n'è andato così, senza che ci accorgessimo di lui, teatralmente, à la Monicelli forse. Chissà.
Un documentario di Nicola Morisco e Daniele Trevisi ed un altro di Angelo Amoroso D'Aragona parlano di lui. Ma soprattutto una sua canzone ha dato il titolo al bel film di Guido Chiesa. E quel testo, quel "lavorare con lentezza" con il quale ancora il primo maggio dello scorso anno accompagnava la festa di generazioni più giovani di lui, rimane il suo testamento spirituale. Lasciato ai posteri senza che questi gli riconoscessero almeno la cosiddetta legge Bacchelli, pensata per sostentare gli artisti ridotti in povertà, quale lui era, afflitto anche dalla quotidiana dialisi.
Ci mancherà il tuo fraseggiare arguto. Addio Enzo.