Finita da pochi giorni la festa del cinema con biglietti d'ingresso a 3 euro e conseguente considerevole aumento di un quarto degli spettatori rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente e calo degli incassi per il ridotto costo del titolo d'ingresso in sala; inizia la festa dei librai che applicheranno da oggi per qualche giorno lo sconto del 20% su tutti i titoli in commercio.
Di festa in festa ce ne andiamo in basso.
Non sono infatti ancora sicuro che queste iniziative servano davvero. Non riesco a farmi un'opinione in assenza di una vera strategia di contrattacco alle cause scatenanti la crisi che viviamo.
L'ho già scritto in passato: questa è una crisi economica strana, una crisi di fine ciclo storico.
Perché ad ogni crisi economica ha sempre corrisposto un fattore anticiclico del consumo culturale.
Stavolta no, stavolta assistiamo alla perdita di senso complessiva del lavoro culturale, alla fine del ruolo storico delle classi intellettuali e artistiche.
E' un tema da approfondire in futuro.
Nelle more mi piacerebbe che l'industria tutta e in modo particolare la politica si interrogassero sulle prospettive dell'industria culturale nell'epoca tecnologica e post industriale.
E che le feste partissero dopo un forte ragionamento complessivo e non come risposta all'assenza della politica.
O forse è più giusto così: autogoverniamoci. Che è meglio!