L'Italia è vittima del corporativismo. Ogni micro segmento della società pretende di veder rappresentate le proprie istanze a livello generale, fregandosene dell'interesse comune.
Per questo penso ci occorra un pensiero e una grande leadership, per condurci fuori dalle secche in cui ci agitiamo inani.
E la leadership debba essere grande, nazionale, centrale. Ma soprattutto diffusa a livello di classe dirigente distribuita.
Mercoledì in Anica abbiamo avuto prova del talento di un politico che io stesso ho sempre considerato in una luce minore. E invece è cresciuto molto e bene, dimostrando che la classe dirigente si costruisce così, pezzo pezzo.
Per una buona cronaca:
"In un incontro all’Anica il presidente della commissione Bilancio della Camera ha spiegato la sua ipotesi di tassazione degli Over the top
L’aveva detto a inizio convegno, Silvio Maselli, segretario generale Anica che la sede romana dell’associazione sarebbe diventata sempre più il luogo deputato dove aprire il dialogo su una lunga serie di temi che l’industria intende approfondire. E l’incontro di ieri pomeriggio che inaugura il ciclo (AnicaIncontra), conferma ampliamente la tesi: posti a sedere tutti esauriti per seguire il confronto con l'on. Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, sulla Web Tax dal titolo “L'industria multimediale e i servizi web”. Il politico è infatti estensore di una proposta di legge che mira a tassare i profitti di società estere derivanti dalla fornitura di servizi on line sul territorio italiano con l’obiettivo di contrastare l’evasione fiscale, in primo luogo quella dell’IVA, tipica del commercio elettronico che si basa su transazioni on line che sfuggono al regime di tassazione dei paesi dove effettivamente i beni e i servizi venduti vengono venduti e sui quali si producono ricavi. La tesi che emerge dalla proposta è che ci sia ampio margine anche per il cinema di poter beneficiare di un nuovo regime di imposizione fiscale per le transazioni on line. ovvero di quote di investimento in audiovisivo da parte degli aggregatori online. «Quindici o vent’anni fa non potevamo sapere quanto Internet avrebbe cambiato i modelli economici, ma ora paesi come Francia, Germania e Spagna stanno mettendo mano, o pensano di farlo presto, al loro diritto tributario» ha spiegato Boccia. «La direttiva cui faccio riferimento è del 2006 e doveva essere applicata nel 2015 ma ora che si chiede all’Ocse di darne parere c’è rischio di posticipare ulteriormente questa scadenza. Nel frattempo molte aziende potrebbero fallire e il settore potrebbe essere costretto a sopravvivere con gli oboli statali. Nell’era digitale la tassazione cambia i parametri su cui si poggia il diritto tributario ed è necessario che le tasse arrivino da dove si consuma un bene o un servizio, non dove si produce. Nel secondo semestre del 2014, l’Italia avrà la presidenza europea e deve sfruttare questa occasione per mettere il tema della web tax al centro del dibattito, spingendo l’Europa a prendere coscienza di quel che sta accadendo: non possiamo accontentarci delle briciole come fanno in Irlanda dove sono già soddisfatti della piccola ricaduta economica locale che registrano quando le aziende spostano la residenza da loro per via della tassazione inesistente. Non si può accettare la tesi a priori che la rete è libera e tale deve restare."