Tanti filosofi si sono interessati a questa impegnativa domanda.
Ieri ho visitato a Roma lo straordinario nuovissimo MAXXI, museo nazionale delle arti del XXI secolo disegnato da Zaha Hadid, un contenitore di cui tra cinquant'anni si dirà - al pari del Guggenheim di New York - ch'è ancora moderno - cosa che capita solo ai grandissimi architetti, e che Sgarbi se ne faccia una ragione smettendola di rompere con i suoi stucchevoli coup de theatre -.
Ebbene, ero dinanzi a "Il muro occidentale o del pianto" di Fabio Mauri, una delle opere più belle ed emozionanti dell'esposizione, quando sono stato rapito dal racconto dell'Olocausto che una giovane mamma faceva ai due bimbi di non più di cinque anni.
Ecco, questa per me è l'arte: una creazione dell'uomo che riesce a stupire ed incuriosire, a lasciarti senza fiato e a tracciare nella tua coscienza un solco che ti consenta di dire cosa c'era prima, cosa dopo. Mi sarebbe piaciuto sentire i movimenti del cervello di quei bambini incuriositi e pieni di domande. Chapeau a quella mamma, capace di lasciare tracce e consentirmi di dire che l'arte, la creazione artistica rende il mondo un posto migliore in cui vivere ed il nostro lavoro meno vacuo.
Fonte: Fondazione MAXXI
Il muro occidentale o del pianto, 1993, valigie, borse, casse, involucri in cuoio, tela e legno, pianta di edera, fotografia intelata, cm 400 × 400 × 60, Associazione per l’Arte Fabio Mauri, Roma.
L’opera, una delle più rappresentative di Fabio Mauri, è costituita da una serie di vecchie valigie di cuoio sovrapposte e composte in modo da realizzare un muro di quattro metri, dalla superficie regolare davanti e irregolare sul retro, sul quale trovano posto soltanto una piccola pianta di edera e una fotografia della sua prima performance (Ebrea) risalente agli anni settanta. Il muro, esplicito riferimento a quello di Gerusalemme, diventa il simbolo di ogni esilio, di ogni diaspora dove "un senso di trasmigrazione, una storia infinitamente iniziale del dolore del mondo si fa evidente", come ha indicato l'artista stesso. Nel maniacale tentativo di comporre una superficie regolare attraverso la diversità dei singoli elementi, l’artista vede la possibilità di far quadrare e convivere qualsiasi tipo di diversità.