Ho visto la puntata di "Presa diretta" di ieri, trasmissione ideata e condotta da Riccardo Iacona in onda su RaiTre la domenica alle 21.30.
Il titolo era "Senza fabbriche" per raccontare un Paese che ha abbandonato ogni idea di sviluppo industriale di medio e lungo peridodo, non specializzandosi, non scegliendo i settori merceologici sui quali puntare, non investendo in ricerca e sviluppo di nuovi prodotti, processi e mercati, non aiutando gli imprenditori a sviluppare nuove idee da realizzare in pochissimo tempo, non abbattendo i costi di intermediazione e i tempi biblici della burocrazia, non puntando su una scuola e una università di qualità.
Un Paese senza, come diceva quel tale, che su ci ha scritto un bellissimo libro, purtroppo poco capito e letto dai nostri politici, di ogni provenienza e appartenenza politica.
Un dato però mi ha fatto davvero arrabbiare. La crisi che si è abbattuta sul mondo capitalista dal 2008 a oggi è una crisi di mercato classica: i mercati non assorbono più le merci, le aziende non vendono più le proprie merci o servizi, i magazzini rimangono pieni, i lavoratori perdono i posti e vengono lasciati a casa con un salario integrativo che si chiama "cassa integrazione guadagni" a carico dello Stato.
E chi paga allora questa cassa integrazione da due anni a questa parte? Posto che la gran parte delle imprese è al Nord d'Italia, posto che i famosi fondi Fas per le aree sottoutilizzate vengono erogati per l'80% al Sud, è chiaro che, non avendo più investito i Fas dal 2008, il Governo centrale sta pagando le casse integrazioni degli operai del Nord con i soldi del Sud. Questo è l'assurdo gioco al massacro per noi mediridionali. E lo scotto da pagare per un Governo a trazione leghista.
Qui da noi, infatti, la crisi non si sta sentendo come al Nord per il motivo semplice che qui oltre il 35% dei lavori è finanziato o direttamente erogato dallo Stato o dagli Enti Locali. Un modello di sviluppo che non aiuta lo spirito di intrapresa, ma che almeno tiene al riparo i cittadini dai marosi del mercato.
Ma il Paese, il mio Paese, quando finalmente crescerà a livelli di una moderna democrazia e capirà che l'unico modo per farcela nel mondo nuovo è diventare competitivi con la qualità?
Spero di non diventare vecchio, prima di vedere e poter votare una vera, nuova, innovativa ed europea classe dirigente.