La notizia delle (annunciate da ieri) dimissioni dell'ultra novantenne Gianluigi Rondi confermano le indiscrezioni che, da tempo, davano per ormai certa la nomina di Marco Muller alla guida artistica della Festa del Cinema di Roma. Sulla protervia della politica si è già detto molto e nessuno, effettivamente nessuno, può serenamente difendere l'operato di Alemanno e Polverini che hanno gestito questa partita in modo disastroso.
Perché hanno rovinato la reputazione ad un direttore di festival che ci invidiano in tutto il mondo come Muller e che non mi pare desiderasse essere utilizzato come pedina nelle mani della politica. E perché hanno trattato come pezza da piedi una professionista appassionata come Piera Detassis che ha portato la croce di un festival che, sino a ieri, era considerato figlio di un dio minore ed oggi è ambito da tutti.
Ma quel che più mi è sembrato assurdo, in questa bizzarra vicenda, è stato l'atteggiamento della sinistra capitolina, ampiamente veltronizzata e dunque molto interessata a gestire le cose di cultura e mai davvero resasi conto delle ragioni della sonora sconfitta rimediata tre anni fa, che ha difeso l'indipendenza di un uomo di cristallino potere democristiano come Rondi, direttore di mille cose, collezionista ancora adesso di molte (troppe) cariche, nonostante da tempo avrebbe dovuto dedicarsi a far crescere giovani invece che occuparsi ancora, nell'ordine di Siae, David di Donatello, Festa del cinema di Roma e chissà quant'altro ancora.
Insomma, in questi tempi assurdi, succede che la sinistra difende Rondi e la destra si batta per Muller.
E' proprio vero, non si capisce più niente in questi tempi liquidi.
Fonti:
David di Donatello
Wikipedia
Cinematografo