Dal delicato lavoro di Maciej Pieprzyca (“Io sono Mateusz”) in cui c’è una voce che non può urlare la propria identità consapevole a una voce, quella rappresentata nel nuovo appuntamento di “Cinethica – Energia Diversamente RinnovAbile”, che non può farsi udire. E’ la commedia francese “La famiglia Belier” (2014) di Eric Lartigu ospite martedì 20 ottobre alle 20.30 al Cineporto di Bari (ingresso libero fino a esaurimento posti) nella rassegna cinematografica promossa dall’associazione Cinethic con il finanziamento di Apulia Film Commission a valere su fondi FSC 2007-2013 “Cineporti di Puglia”.
Sei le nomination ai César e sei gli zeri per il numero di spettatori e di incassi al botteghino nell’uscita francese del film che lo ha classificato come la seconda pellicola di maggiore successo dopo "Quasi Amici" di Olivier Nakache ed Eric Toledano, al quale deve un’impostazione narrativa simile nel destreggiarsi tra ironia, dramma e buoni sentimenti.
Ad aprire la serata al Cineporto il gradito ritorno dell’associazione LeZZanZare, amici di “Cinethica” fin dai suoi esordi, con una performance in collaborazione con L’Unione Italiana Ciechi di Bari, e Marco Livrea che presenterà “Smart Moving”, l’applicazione da lui elaborata in grado di segnalare su mappa digitale gli accessi per disabili.
Tratto dal libro “Les mots qu'on ne me dit pas” di Véronique Poulain, il film è valso alla protagonista diciottenne Louane Emera (Paula), scovata dal regista nel The Voice francese, il premio come migliore rivelazione femminile ai Cèsar e al Premio Lumière 2015 dove è stato assegnato un ulteriore riconoscimento come miglior attrice a Karin Viard, nel ruolo di Gigi, la mamma di Paula.
Paula è la figlia primogenita di Gigi e Rodolphe Belier (François Damiens). Loro, con il figlio più piccolo Quentin (Luca Gelberg), sono sordi e Paula rappresenta il ponte sonoro con la loro quotidianità. A lei tocca infatti essere tramite dei contatti con l’esterno scaturiti dalla gestione della piccola fattoria in cui vivono, in un paesino della Normandia. Un carico di responsabilità verso quella fragile famiglia di origine che inizierà a pesare sempre più per Paula quando tra una cotta, e il desiderio di fuggire lontano, tipico dell’adolescenza, si scoprirà in possesso di un talento canoro. La situazione si complicherà quando sarà scelta dal maestro di canto per un concorso a Radio France.
A voler essere rappresentato sembra dunque un cinico scherzo del destino, una beffa che contrappone un talento innato proprio dove una disabilità sottrae e lo fa in un contesto gli equilibri sono tra i più difficili: la famiglia. Sullo schermo scorrono così tutte le sfumature e gli stati d’animo di chi ogni giorno sceglie di entrare in un set muto dove felicità, ironia, rabbia, senso di colpa, frustazione sono vocalizzi sgraziati e gesti poco armonici, una lingua altra.
Lartigau, al quinto film da regista (ex assistente, tra gli altri, di Emir Kusturica), sceglie di metterli tutti in campo. Il risultato ha convinto il pubblico scontentando parte della critica che lo ha definito a tratti schematico e pieno di ricatti emotivi, ma ha comunque raggiunto l’obiettivo autoriale: mostrare come la differenza e l'handicap possono essere rovesciati, diventare una forza, non essere subiti ma superati dall’accettazione “e poi magicamente – dice il regista – si è liberi. E lo si è tanto più in una delle forme più complesse e possessive dell’amore: quello dei genitori verso i propri figli”.
L’appuntamento finale di martedì 27 ottobre sarà con il pluripremiato “Il discorso del re” (2010) di Tom Hooper e in sala il fooddj Nick Difino.
Info: www.cinethic.it.
I nostri ospiti
LeZZanZare è un’associazione ideata da Alessandro Antonacci e creata da persone diversamente abili con lo scopo di creare un movimento che promuova semplici valori umani che si sono un po’ persi negli anni facendo dell’educazione civica in maniera goliardica. L’idea è quella di smettere di lamentarsi di quello che non funziona e iniziare ad agire, a “pungere” (ecco perché il nome zanzare, ndr) che possano far riflettere chi si nasconde dietro l’alibi che nulla può cambiare.
LeZZanZare non vogliono fare inutili polemiche, ma vogliono solo educare al buon senso, al vivere civile ed all’agire. L’opera de LeZZanZare è evidente attraverso la loro pagina Facebook, le punture in locandina, una serie di video e un gioco itinerante.