Non ci si ferma mai, qui. Finito il festival c'è da chiudere tutte le scritture contabili e gli adempimenti formali e di rendicontazione. Un'attività delicatissima e necessaria, che qualcuno spesso dimentica essere fondamentale almeno quanto avere le sale piene. Un'attività, invece, che dura più del festival stesso e richiede ancora più attenzione di un saluto alla star di turno.
La sensazione che ho, dopo il festival, è che senza di noi, senza il lavoro paziente e silenzioso di chi porta avanti le carte, cura ogni procedura e gestisce i rapporti con la burocrazia degli enti partner nessun festival sarebbe davvero possibile, nessun cantiere sarebbe davvero aperto. Invece ci siamo, e teniamo gli occhi bene aperti.
Sto imparando tante cose, come non avrei mai immaginato, in questa esperienza di film commissioner. Per esempio ho imparato che la burocrazia è un elemento di stabilità e certezza democratica: beninteso, bisogna capirne il linguaggio, i segni, l'autoreferenzialità che a volte ti manda ai matti; ma la burocrazia è il senso stesso della divisione dei poteri e certe volte penso sia giusto che esista, perchè garantisce tutti, il povero e il ricco e da a tutti una possibilità.
Ieri è cominciato un periodo tremendo per noi: i cantieri dei Cineporti da portare a conclusione, le forniture da avviare da un lato; il film fund da migliorare e da seguire; i progetti della nuova programmazione regionale; i festival da seguire; lo staff da curare. Non è un lavoro facile il mio, posso dirlo o sembro presuntuoso? No, non è un lavoro facile.